Come prevenire le patologie dell’occhio da quando si è piccoli fino ai problemi degli anziani. La diagnostica e la microchirurgia oculare hanno fatto passi da gigante. Ne parliamo col dottor Antonio Moramarco del Poliambulatorio 3C Salute di via Largo Gerra 2 a Reggio Emilia

La salute dei nostri occhi è essenziale per mantenere alta la qualità della nostra vita, ma per mantenere i nostri occhi in salute è importante seguire determinate linee guida. Di questo e di molto altro ne parliamo con il Dottor Antonio Moramarco, specializzato in oculistica da 15 anni, dirigente medico all’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, nonché collaboratore del Poliambulatorio 3C Salute.
Esperto in diagnostica strumentale innovativa per le patologie corneali, per la chirurgia della cataratta, anche con IOL Premium, per la chirurgia refrattiva (laser per miopia, astigmatismo, ipermetropia) e per il cross linking finalizzato al trattamento del cheratocono, il dottor Antonio Moramarco, oltre che al Santa Maria, opera anche presso il Poliambulatorio chirurgico modenese, una struttura con la quale il Poliambulatorio 3C Salute collabora da tempo per esegue interventi di chirurgia e microchirurgia oculare.
“Ho sempre sognato lavorare in un ospedale perché tale attività mi avvicina moltissimo alle necessità reali del paziente – ci racconta con grande entusiasmo il dottor Antono Moramarco – a partire dai servizi di pronto soccorso, fino all’attività chirurgica. Io credo infatti che lo stare vicino al paziente nella quotidianità rappresenti il vero valore aggiunto per ogni medico che creda nella propria professione”.
La prevenzione per evitare maculopatia senile e glaucoma
Dottore, quant’è importante la prevenzione per la salute degli occhi?
“In medicina, in generale, la prevenzione ha rappresentato la componente più significativa degli ultimi 20-30 anni, in quanto, come dice lo slogan, tanto famoso quanto vero, “prevenire è meglio che curare”. Se miglioriamo la nostra qualità di vita quotidiana, riusciamo a evitare che i nostri errori ricadano su noi stessi e quindi anche sulla spesa sanitaria nazionale. La prevenzione per la salute dell’occhio è fondamentale: due delle patologie più invalidanti del sistema visivo, che sono la maculopatia senile, che è la prima causa di cecità nel mondo e il glaucoma, che è la seconda, possono essere prevenuti e quindi evitati mantenendo atteggiamenti corretti nella vita quotidiana. Ad esempio, una corretta integrazione alimentare e uno stile di vita sano sono in grado di ridurre il rischio di insorgenza e/o di peggioramento di tali patologie”.
“La degenerazione maculare senile può comparire tendenzialmente dopo i 65 anni e insorge quando si ha una riduzione di apporto di sostanze vitaminiche che peggiora la qualità degli strati dei tessuti retinici, con un conseguente aumento dei radicali liberi, che vanno poi a incidere su quello che è lo sviluppo della maculopatia. Stesso discorso vale per il glaucoma, per il quale è fondamentale l’attività fisica. Sembra assurdo, ma è così: il movimento previene l’insorgenza del glaucoma perché migliora la circolazione sanguigna che permette al nervo ottico di avere più ossigeno, risultando più forte, tanto da essere anche in grado di contrastare la patologia”.
Quindi l’attività fisica non serve solo a perdere qualche chilo di troppo, ma a riequilibrare tutto l’organismo… occhi compresi?
“Esattamente! Il movimento migliora la vita di tutti i tessuti del nostro organismo, quindi anche quelli dell’occhio, pur essendo così piccoli rispetto al resto del corpo”.
Oltre a maculopatia senile e glaucoma esistono molte altre oculopatia che possano portare alla cecità?
“Certo, basti pensare a una semplice cataratta che, in alcuni posti del mondo, risulta essere una delle maggiori cause di cecità, perché non esiste alcuna possibilità di intervenire chirurgicamente, mentre per noi risulta un intervento ambulatoriale. Anche i disturbi astenopeici, ossia quelli legati all’adattamento dell’occhio nella quotidianità posso arrivare a produrre danni gravi. Mi spiego meglio: noi, abitualmente, non andiamo oltre gli 80 centimetri di profondità di campo in ambienti chiusi, riducendo a 30-40 quando lavoriamo al computer; spesso, infatti, arrivano da me pazienti che lamentano bruciori, fastidi, arrossamento e si immaginano chissà quale patologia, invece non è così… Basta solo cambiare abitudini”.
Cosa intende nello specifico per “cambiare abitudini”?
“I disturbi astenopeici, ossia quelli legati all’adattamento dell’occhio nella quotidianità posso arrivare a produrre danni gravi. Mi spiego meglio: noi, abitualmente, non andiamo oltre gli 80 centimetri di profondità di campo in ambienti chiusi, riducendo a 30-40 quando lavoriamo al computer; spesso, infatti, arrivano da me pazienti che lamentano bruciori, fastidi, arrossamento e si immaginano chissà quale patologia, invece non è così… Basta solo cambiare abitudini”.
È fondamentale iniziare a fare un po’ di “stretching visivo”: l’occhio va considerato come un muscolo e deve distendersi e rilassarsi. Guardare fisso a 30 centimetri non va bene, mentre occorre alternare lo sguardo nel breve, nella media distanza e verso l’infinito. Tutto questo si trasforma in qualità visiva.
Miopia, numeri in crescita a livello esponenziale
Quali sono le patologie che lei riscontra più frequentemente durante la maggior parte delle sue visite?
“Nel corso degli anni ci sono stati grandi cambiamenti: un tempo si tendeva ad andare dall’oculista quando ci si vedeva pochissimo e in quelle situazioni spesso era troppo tardi. Oggi ci si va giustamente fin da ragazzini e infatti scorgo sempre più spesso difetti di vista fra i più giovani, soprattutto a livello di miopia. Una stima recente dell’Organizzazione mondiale della sanità ha previsto che entro il 2050 la metà della popolazione mondiale sarà miope”.
Il dato è allarmante. Sono quindi in aumento soprattutto i casi di miopia in età giovanile?
“Purtroppo sì. Oggi abbiamo circa il 18% dei pazienti che hanno fino a 9 anni; la percentuale aumenta al 24% fino a 16-17 anni. Su quest’ultimo dato incidono ovviamente la distanza dal computer, la necessità di guardare sempre più frequentemente dispositivi elettronici e le ore che si trascorrono sugli stessi. Tutte le nostre tecnologie, degli ultimi dieci anni, sono state cambiate per migliorare la qualità della vita dei miopi, non per prevenire la miopia: è un po’ come se ci fossimo già arresi alla patologia”.
Il glaucoma è una malattia del nervo ottico: cos’accade esattamente all’interno del nostro occhio?
“Il glaucoma viene causato da un aumento della pressione intraoculare che va a comprimere le fibre del nervo ottico, creando un danno che è quasi sempre irreversibile. Tale danno si traduce con un difetto del campo visivo, che però si manifesta solo quando il difetto diventa significativo: ecco perché il glaucoma viene definito “il ladro silenzioso della vista”, ovvero il paziente spesso se ne accorge quando è ormai troppo tardi”.
Oltre ai farmaci, esistono integratori alimentari per prevenire o combattere il glaucoma?
“Sì, l’integrazione alimentare è fondamentale: ci sono tutta serie di vitamine, come la E e la A, che agiscono come fattori antiossidanti. Negli ultimi dieci anni, grazie a ricercatori italiani, è comparso anche l’utilizzo di una molecola particolare, la citicolina, che veniva utilizzata per patologie neurodegenerative come l’Alzheimer o le demenze senili e che si è visto avere un effetto neuorprotettivo e neuroriabilitativo anche a carico delle cellule gangroenali retiniche, che sono proprio quelle danneggiate dalla patologia stessa. Una sana attività fisica, una corretta integrazione alimentare e lo stretching visivo possono quindi aiutare a prevenire il glaucoma”.
Cataratta, un intervento sicuro che migliora la vista
La maggior parte degli anziani soffre di cataratta. Esiste un trattamento preventivo che ne prevenga la comparsa?
“La cataratta è una patologia degenerativa a carico del cristallino, che porta a una graduale visione annebbiata, quindi alla possibilità di utilizzare farmaci antiossidanti. Per prevenirla è anche importante proteggersi dai raggi ultravioletti provenienti dall’esterno, che sono dannosi per il cristallino”.
È vero che l’intervento di cataratta è tra i più frequenti, ma è anche tra i meno rischiosi?
“Sì, ma non è comunque un intervento esente da rischi, in quanto essendo il più frequente, per motivi prettamente statistici, ha una maggiore probabilità di manifestazione di complicanze. Si tratta però di un intervento che viene eseguito nell’arco di una ventina di minuti e viene proposto praticamente da tutte le strutture private e pubbliche. Dopo l’operazione il paziente può tornare a casa propria, senza dover essere ricoverato”.
Presbiopia: il calo della vista dopo i 45-50 anni
Dopo i 50 anni si peggiora la vista da vicino. Cosa succede all’interno del nostro occhio?
“E’ vero, dopo i 45-50 anni il muscolo oculare che permette la messa a fuoco da tutte le distanze tende a funzionare meno perché riduce la propria tonicità, tanto da causare un calo della vista, soprattutto da vicino: tale patologia si chiama presbiopia e può essere curata soltanto indossando un paio di occhiali”.
Immagino che chiunque le chiederà come correggere la presbiopia per evitare gli occhiali. Lei cosa risponde?
“Che ad oggi non è possibile sottoporsi ad alcuna terapia laser che tolga tale difetto di vista e che l’unico rimedio resta l’occhiale. Col passare del tempo, però, quando può diventare necessario togliere il cristallino, ad esempio dopo un intervento di cataratta, c’è la possibilità di inserire una lente intraoculare che dà al paziente la possibilità di vedere meglio anche da vicino”.
Perché ha detto che può essere fatto solo dopo un l’intervento di cataratta?
“Perché in quel caso è possibile togliere il cristallino, quindi è possibile inserire lenti intraoculari, definite “premium”, posizionate all’interno della tasca che contiene il cristallino, che permettono al paziente di vedere bene da lontano a media distanza e da vicino. Purtroppo non è un intervento consigliato a tutti perché dipende molto da svariato aspetti, come il tipo di lavoro e altre caratteristiche dei singoli pazienti. Di solito, però, coloro ai quali è consigliato tale intervento hanno grandi benefici”.
In pratica, con la cataratta si consuma un paradosso: più si diventa anziani e più c’è la possibilità di vedere meglio. È così?
“Paradossalmente è così; togliendo la cataratta si inserisce questa lente che permette di mettere a fuoco da ogni distanza”.
La miopia è diffusissima non solo tra i giovani, vero?
“Sì e la causa è la qualità della nostra vita che è sempre più limitata in termini di spazi. Un miope è una persona che vede da lontano con difficoltà, mentre mette bene a fuoco da vicino. La miopia è spesso ereditaria, ma può essere anche indotta da ambienti esterni. Oggi, però, grazie alla ricerca, abbiamo lenti che permettono al miope di far lavorare bene l’occhio a ogni distanza: così facendo l’occhio non si impigrisce da vicino e vede bene da lontano; in più esiste una serie di rimedi, come l’utilizzo di colliri particolari, che evitano che il bulbo si allunghi, riducendo quindi i rischi di miopia”.
Non esistono tali possibilità anche per la presbiopia?
“Purtroppo no. La presbiopia ha solo bisogno di occhiali, magari con lenti progressive che permettano al paziente di vedere sia da lontano che da vicino”.
Occhiali e lenti a contatto non sono la stessa cosa
Ci sono tantissime persone che fanno però fatica ad adattarsi agli occhiali progressivi. Ha qualche consiglio?
“In questi casi è fondamentale la collaborazione fra oculista e ottico. Nell’arco di una settimana il paziente generalmente si abitua, ma è fondamentale per noi oculisti far capire al paziente come comportarsi, mentre l’ottico deve spiegare esattamente il funzionamento delle lenti progressive”.
E se parliamo di lenti a contatto?
“Partiamo da un concetto fondamentale che spesso non è chiaro: le lenti a contatto non sostituiscono gli occhiali! Le lenti si possono utilizzare nel tempo libero, quando facciamo sport, magari nel fine settimana, ma non bisogna abusarne. Trovo infatti tantissimi giovani con problemi di infezioni derivati dalle lenti a contatto”.
Perché? Cosa può succedere?
“La lente a contatto aderisce alla cornea con un materiale biocompatibile, che si adatta perfettamente, ma la cornea stessa è debolissima perché non ha alcuna difesa immunitaria non avendo vasi sanguigni al proprio interno. Una cornea senza difese, quando arriva un’infezione di qualunque tipo, anche solo batterica, viene immediatamente contagiata e in quel caso diventa davvero difficile curarla. Mi capitano infatti tantissimi pazienti, molti dei quali giovani, che hanno infezioni da lenti piuttosto gravi e che sono spesso costretti ad arrivare al trapianto di cornea”.
Meglio utilizzare una lente giornaliera o una lente rigida?
“Senz’altro una lente giornaliera, perché viene presa sterile e gettata al termine delle sei ore canoniche di utilizzo; piuttosto, se sono costretto, procedo con una chirurgia refrattiva”.
La lente a contatto va bene per tutti gli sport?
“Direi di no. Quando si corre o si gioca a tennis la lente a contatto usa e getta è perfetta, mentre è controindicata quando si va in piscina, visto che in acqua potrebbero esserci funghi o amebe che risultano essere tra i peggiori nemici degli occhi”.
E quando si lavora si possono usare le lenti?
“Meglio di no, perché spesso si lavora al computer e quando siamo di fronte a uno schermo ammicchiamo molto meno, incrementando la secchezza dell’occhio. Una lente a contatto, rispetto all’occhiale, fa da tappo all’occhio al quale arriva poco ossigeno e la lubrificazione risulta quindi ancora più scarsa. La cornea, infatti, ha bisogno di lacrime”.
La vista dei bambini: quando la prima visita e perché
Torniamo ai bambini. Quando va fatta la prima visita oculistica?
“Entro i primi 4-6 anni, anche se il bambino sta bene. In queste due fasce di età riusciamo a riscontrare e a prevenire eventuali occhi pigri: nella nostra quotidianità non riusciamo a capire se entrambi gli occhi funzionino allo stesso modo, mentre con questa visita preventiva è possibile individuare tale difetto, che può essere corretto in tempi brevi”.
È vero che chi ha problemi visivi da piccolo sarà sempre costretto a portare gli occhiali?
“No. Dipende dalle patologie di cui si soffre da piccoli. Ci sono pazienti che hanno ipermetropie che poi si riducono col passare del tempo; altri invece sono miopi per pochi gradi a causa dell’ambiente esterno e possono tornare normali se curati in modo corretto”.
Diagnostica e trapianti di cornea per salvare la vista
Lei è un esperto di diagnostica strumentale, nello specifico di patologie corneali. Che livelli ha raggiunto la diagnostica in oculistica?
“Ha fatto passi da gigante: ora siamo in grado di fare diagnosi ancor prima che la patologia insorga e questo è fondamentale in termini di prevenzione. Oggi abbiamo strumenti che ci palesano le curvature della cornea, sia nella faccia anteriore che posteriore e questo ci permette di diagnosticare patologie generate dall’irregolarità della superficie che poi provoca difetti di vista; fra queste troviamo l’astigmatismo. Possiamo inoltre studiare nei minimi dettagli ogni strato interno della cornea e questo ci permette non solo di fare diagnosi, ma anche di monitorare pazienti trapiantati. Inoltre, possiamo fornire risultati certi di difetti di vista derivati da patologie corneali. Anche dal punto di vista retinico abbiamo invece l’OCT, ossia un tomografo a coerenza ottica, che ci permette di analizzare ogni strato della retina, più precisamente della macula e ci consente di monitorare la maculopatia, ma anche patologie retiniche di ogni tipo. C’è tanto studio attorno all’oculistica e questo migliore la nostra capacità di intervenire sulle più svariate patologie oculari”.
Partendo dall’analisi strumentale si può arrivare alla microchirurgia, che ha raggiunto anch’essa livelli importantissimi…
“Un tempo, per intervenire su una semplice cataratta, si doveva fare un’incisione di circa 6 millimetri con un bisturi, mentre oggi, si opera in circa 1,8 millimetri. La microchirurgia oculare non ha affinato le armi solo per la cataratta: io mi occupo di microchirurgia corneale, quindi di trapianti e noi, oggi, riusciamo a trapiantare 15 micron di cornea malati e questo si traduce in un recupero visivo che arriva anche ai 10 decimi, con una percentuale di rigetto che è inferiore all’1%, almeno per patologie genetiche. Anche per patologie post infezioni, però, riusciamo a trapiantare solo la parte di cornea interessata, magari 350 micron piuttosto che 400, andando quindi a correggere solo il problema, lasciando intatta la parte sana. Vent’anni fa non era così; infatti, per recuperare in seguito a un trapianto corneale occorrevano due anni, mentre oggi in sei mesi è tutto rientrato. Anche la patologia retinica ci permette di 30-45 minuti di intervenire magari su una membrana epiretinica o su un foro maculare, riuscendo a mantenere inalterata l’anatomia dell’occhio e a garantire anche una componente funzionale che altrimenti rischierebbe di essere persa”.
Quali sono i più frequenti interventi di chirurgia oculare?
“Come dicevamo, la cataratta. Il Santa Maria è un centro di riferimento regionale e nazionale a livello di trapianti corneali. Ci sono però anche interventi sulla retina o interventi di microchirurgia refrattiva. Un tempo si pensava che il semplice laser bastasse per la chirurgia refrattiva, mentre oggi ci sono tantissime altre tecniche, come la FemtoLASIK , ossia la possibilità di creare uno sportellino di cornea e dare un risultato retroattivo post-operatorio a distanza di 24 ore di 10 decimi senza dolore”.
Ci ha parlato di chirurgia refrattiva. Di cosa si tratta?
“E’ una chirurgia, sia intraoculare che extraoculare, che permette di togliere difetti di vista come astigmatismo, miopia e ipermetropia. Tutti e tre possono essere rimossi sia per necessità funzionali sia per motivi estetici. Si possono inoltre utilizzare lenti intraoculare che vanno a compensare difetti di vista molto alti, così come ci sono i semplici interventi col laser PRK, che è quello che si fa da vent’anni, per rimuovere miopia e ipermetropia. Poi abbiamo tecniche più recenti, come la FemtoLASIK o la SMILE: tutte tecniche chirurgiche che, col passare degli anni, hanno migliorato la nostra performance, concedendo al paziente minor dolore e una miglior qualità visiva”.
Al centro 3C Salute lei si occupa però anche di cross linking corneale per il trattamento del cheratocono. Di cosa si tratta?
“Il cheratocono è una patologia multifattoriale: ha una componente ereditaria e una componente legata alle condizioni soggettive del paziente, come le allergie. Consiste in una perdita della regolare curvatura della cornea, che si ritrova ad essere ectasica, quindi ad avere una curvatura irregolare, più probabilmente nella parte centrale inferiore, associata a un indebolimento di uno strato interno della cornea, definito stroma. Questa situazione si traduce in un calo visivo che non può essere corretto in un nessun modo, se non con lenti a contatto rigide, che, posizionate sulla cornea, ridanno la regolare curvatura alla stessa, quindi restituiscono al paziente una discreta capacità visiva. il cross linking rappresenta l’unica tecnica chirurgica in grado di rallentare, se non addirittura di bloccare la patologia nel 90% dei casi. Negli ultimi dieci anni, tale tecnica ci ha permesso di ridurre sensibilmente il numero dei trapianti. E’ però altrettanto vero che più tempo si perde e meno possibilità ci sono di conservare la propria vista e purtroppo questa è una patologia che interessa tantissimi ragazzi molto giovani. Mi capita infatti spesso di intervenire su ragazzi di 10-12enni per i quali l’intervento di cross linking risulta essere fondamentale, perché solo grazie a questo tipo di tecnica, associata a regole quotidiane di buona salute, i pazienti possono evitare trapianti di cornea in futuro”.
È vero che l’anestesia all’occhio non fa male?
“Il paziente non ha generalmente dolore visto che il bulbo oculare è facilmente aggredibile, anche da anestetici topici, quindi da semplici gocce nell’occhio”.
Distacchi di retina: quando avvengono e come si curano
Cambiamo argomento. Quando può verificarsi un distacco di vitreo o di retina? E come si curano?
“Il distacco di vitreo e di retina non sono sempre connessi tra di loro: molto spesso accade un distacco di vitreo, ma non di retina. Il vitreo è quel gel, costituito principalmente da acqua, che se si disidrata può indurre trazioni laddove aderisce e tali trazioni possono sviluppare distacchi di retina. Il vedere i “moscerini” o le “mosche”, che dir si voglia, davanti agli occhi è un campanello d’allarme. Occorre intervenire prima di tutto bevendo molta acqua e assumendo integratori, oltre a fare una visita oculistica in tempi brevi per evitare danni a livello retinico. La retina funziona come una pellicola fotografica e quando si stropiccia la pellicola le foto non vengono più bene: se non si interviene prima che la retina di stacchi le “foto” dell’occhio non verranno mai più come prima”.
E quando le “mosche” si vedono saltuariamente…
“La “mosca” ferma è legata a una patologia retinica, la “mosca” che si muove è invece il sintomo di un distacco di vitreo; serve una diagnosi con controlli periodici, ma si può curare anche solo bevendo di più e con qualche integratore”.
Possono esserci ulcere anche all’interno dell’occhio?
“Sì, esistono sia ulcere sterili che ulcere infettive: quelle infettive derivano da traumi vegetali, quindi la classica foglia dell’albero che graffia la cornea, o da lenti a contatto; in quest’ultimo caso occorre un’analisi microbiologica e una terapia mirata a seconda del risultato che ci permette di curare il paziente con il minor danno possibile della cornea il cui tessuto, lo ricordiamo, è trasparente e ogni cicatrice, ogni ulcera che non si chiude, ogni infezione banale non trattata, toglie trasparenza a tale tessuto e quindi sottrae vista al paziente. L’ulcera può nascere anche da un occhio secco; si tratta di un sintomo piuttosto frequente: spesso capita nelle donne nel periodo dell’ovulazione e in fase pre o post menopausale. L’occhio, però, può diventare secco anche usando semplicemente un condizionatore: la lacrima, infatti, è formata da tre strati e se uno di questi tre strati è sofferente la superficie dell’occhio è sofferente. Il paziente spesso non crede che un semplice occhio secco possa creare problemi e invece è così, perché le nostre lacrime tengono vivo e sano l’occhio”.
Quindi, per fare una battuta, piangere fa bene…
“Sì (e ride ndr) ma è bello soprattutto piangere bene. Piangere male non piace a nessuno”.
Congiuntiviti e allergie: come combatterle con efficacia
La congiuntivite è invece una patologia che colpisce soprattutto i ragazzini o emerge anche in età avanzata? Come si cura?
“Può essere di diversa natura: esistono congiuntiviti batteriche o di tipo virale. In questo periodo la congiuntivite è stata una manifestazione clinica dello stesso contagio da Covid-19. E’ quindi fondamentale capirne la causa: una congiuntivite in età neonatale può essere semplicemente un’ostruzione parziale o totale del canale lacrimale e finché lo stesso non viene liberato il problema persiste. Esistono invece le congiuntiviti allergiche: l’ambiente che ci circonda è sempre più pieno di allergeni, le sollecitazioni sono tante sollecitazioni e provocano prurito o secchezza dell’occhio, che possono creare danni”.
C’è quindi una collaborazione fra allergologo e oculista, visto che le allergie, come lei stesso ha sottolineato, sono sempre più frequenti?
“Nella mia quotidianità cerco sempre un’interazione con l’allergologo, anche se è difficile ricavare gli allergeni, visto che anche l’aria contaminata da smog può dare reazioni allergiche. Anche l’oculista infatti può e deve intervenire, possibilmente prima, somministrando antistaminici, ma anche con immunomudolatori, per evitare che il paziente soffra per tutta l’estate a causa dell’allergia”.
Si accennava prima al Covid: è possibile quindi anche un contagio attraverso l’occhio?
“Assolutamente sì. Il contagio può avvenire anche alle lacrime. Ecco perché occorre disinfettarsi sempre le mani, visto che è facile toccarsi un occhio con una mano non sanificata”.
Torniamo al glaucoma: è collegato all’ipertensione arteriosa?
“Una pressione diastolica minima alta può solo marginalmente influire sulla pressione oculare. Tenderei quindi a curarle distintamente”.
Stretching visivo e stile di vita corretto per evitare problemi
Quali sono gli esercizi di stretching visivo?
“Guardare lontano e vicino è importante: mantenere il fuoco a media distanza, poi cercare di guardare verso l’infinito, tutti gesti che consentono al muscolo oculare di acquisire maggiore elasticità. Con l’ausilio degli ortottisti, vengono proposti esercizi specifici di ginnastica oculare per migliorare i deficit di convergenza degli occhi e questo si traduce in una migliore qualità di vista da vicino. Nei bambini lo sto riscontrando in tanti casi: il vedere sfocato da vicino non è sempre causa di un difetto visivo, ma di un deficit di convergenza che può essere ampiamente risolto con una terapia riabilitativa”.
Una buona prevenzione e una visita fin da ragazzini può quindi evitare problemi gravi in futuro?
“Assolutamente sì. Una spesa sanitaria per curare un glaucoma è di circa 800 euro all’anno, con un’adeguata prevenzione si fanno risparmiare soldi alla Sanità pubblica. Dicevamo che la prima visita andrebbe fatta entro i 6 anni; ebbene, da 6 a 20 anni è consigliato farne una ogni due o tre anni, ovviamente se non ci sono particolari problemi, mentre dai 30-50 anni occorre una visita ogni 2 anni e dopo i 50 anni una visita all’anno”.
Chiudiamo con un messaggio di speranza. Lei è stato anche medico volontario in Burundi e ha sempre avuto una particolare attenzione per il paziente. Cosa le ha lasciato dentro il volontariato?
“E’ stata un’attività che mi ha dato tantissimo e che mi ha permesso di apprezzare sempre di più quello che è il servizio ospedaliero che noi forniamo al cittadino. In tanti posti del mondo ci sono persone che diventano cieche a causa di una banale cataratta, mentre noi magari ci lamentiamo perché dobbiamo fare un po’ di fila dal medico. Credo che sia importante guardarci attorno per capire la fortuna che abbiamo”.
A cura di Lorenzo Chierici
Ufficio Stampa 3C Salute
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