Assorbenti compostabili , biodegradabili , ecologici...quanta confusione!
Forse hai iniziato ad interrogarti su quali siano i marchi di assorbenti compostabili e biodegradabili quando qualche mese fa il nostro governo ha annunciato una riduzione della loro TamponTax dal 22% al 5%.
E forse hai fatto fatica a venirne a capo…come darti torto?
Secondo i dati forniti dall’associazione dei ginecologi Aogoi, gli assorbenti compostabili e biodegradabili rappresentano meno dell’1% del totale (più precisamente lo 0,2% di quelli venduti in farmacia e lo 0,6% di quelli venduti nei supermercati)…ovvio che farsi venire in mente quali siano i marchi che rispettino queste caratteristiche e dove poterli acquistare sia un’impresa!
Questo articolo nasce proprio per ovviare a questa difficoltà e portarti con me alla scoperta dei marchi di assorbenti compostabili e biodegradabili e dei loro punti vendita. Pronta?!
L’impatto sull’ambiente e sulla salute degli assorbenti tradizionali
Ne avevamo già parlato nel post sull’impatto ambientale del ciclo mestruale ma ripassiamo un attimo per chi allora non seguiva ancora il mio blog.
Il fine vita degli assorbenti tradizionali
Ogni donna nel corso della sua vita usa circa 12.000 tamponi o assorbenti! Una montagna!!!
Come arriviamo a questo dato? Consideriamo che l’età media del primo ciclo mestruale sia circa 12 anni e quella della menopausa circa 50 anni, abbiamo una media di 38 anni fertili = 456 cicli mestruali/donna.
Immaginando poi che il ciclo duri 5 giorni e che vengano usati 5 assorbenti al giorno arriviamo a stimare che ogni donna consumi nella sua vita fertile ben 456×25 = 11.400 assorbenti…
Come se il volume non bastasse dobbiamo anche considerare il fatto che gli assorbenti usa e getta sono tra i rifiuti più difficili da smaltire, a causa dell’elevato contenuto di materiale plastico di ciascuno (uno studio di Natracare ne ha calcolato l’equivalente di circa 5 borsine di plastica per pacco di assorbenti):
- il materiale assorbente che li costituisce è formato da un mix di cellulosa e polimeri assorbenti.
- la copertura water-proof ed adesiva esterna è in materiale plastico a degrado molto lento (si calcola circa 500 anni!), stessa cosa per le bustine che li avvolgono e gli applicatori dei tamponi.
Considerando le 16.012.000 donne in età fertile italiane (Istat), scopriamo che ogni anno vengono consumati 6.000.500.000 assorbenti/tamponi ovvero circa 120.100.000 kg/anno di rifiuti difficili da smaltire che finiscono nelle discariche…preoccupante, vero?
L’impatto sull’ambiente della produzione di assorbenti tradizionali
Ragioniamo anche un attimo sulla loro produzione:
- Lo strato assorbente è realizzato con un mix di cotone tradizionale e polveri super assorbenti (SAP) che sono un derivato del petrolio. Non mi soffermo sull’impatto già noto dell’uso di derivati del petrolio ma su quello del cotone tradizionale sì: la sua coltura impiega ingenti quantità di sostanze chimiche col risultato che attualmente il cotone è trattato con pesticidi più di ogni altra coltura.
- La parte assorbente viene sbiancata con cloro in un processo che rilascia diossina (sostanza notoriamente tossica).
- Anche le fragranze che molte marche aggiungono ai loro prodotti possono risultare nocive, provocando prurito e irritazioni.
L’impatto sulla salute degli assorbenti tradizionali
Ultimo aspetto da considerare, ma non certo per ordine di importanza, è quello dell’impatto dell’uso degli assorbenti tradizionali sulle nostre mucose.
I produttori di assorbenti non sono tenuti a elencare tutte le sostanze utilizzate per la loro produzione nè tanto meno le sostanze chimiche supplementari aggiunte. Il risultato è che spesso sapere esattamente che cosa stiamo mettendo a contatto con il nostro corpo è impossibile, con tutti i rischi che questo comporta.
In generale, i produttori di assorbenti a base di cotone organico tendono ad essere più trasparenti sui componenti di ciascuna parte dell’assorbente (superficie, cuore, ecc.) rispetto a quelli delle marche tradizionali che o mettono una lista meno dettagliata (in alcuni casi visibile solo sul loro sito web) o non mettono proprio nulla.
L’unico studio che io abbia trovato sull’argomento è quello condotto dalla rivista francese 60 Million Consumers a marzo 2019: 15 i prodotti coinvolti, molto poco confortanti i risultati visto che in vari campioni testati sono stati trovati residui di pesticidi (tra cui il glifosato), ftalati e diossine.
Perché scegliere assorbenti biologici , biodegradabili e compostabili
Come detto prima, il cotone è una delle colture trattata con il maggior numero di pesticidi quindi scegliendo di utilizzare prodotti in cotone non biologico si rischia una seppur minima esposizione agli agenti chimici utilizzati nella coltivazione, che possono essere causa di fastidi e disturbi.
Usare assorbenti di cotone biologico, non sbiancati con cloro o decoloranti, garantisce ipo-allergenicità e riduce le possibilità di dermatite da contatto, le irritazioni cutanee e il rischio di allergie.
Gli assorbenti in cotone biologico hanno queste caratteristiche:
- Non contengono fibre sintetiche.
- Non contengono polveri né fibre chimiche superassorbenti (SAP o SAF).
- Non contengono cellulosa.
- Non contengono profumo.
- Sono sbiancati con perossido di idrogeno (acqua ossigenata).
Molti assorbenti in cotone biologico riportano anche le diciture biodegradabile e compostabile , vediamo insieme cosa significano. come gli assorbenti Ecoluna.
Provia
Biodegradabile e compostabile sono la stessa cosa?
Un equivoco molto diffuso è quello che porta a pensare che biodegradabile e compostabile siano due concetti equivalenti.
Biodegradabili sono i materiali che, una volta decomposti, portano alla formazione di sostanze naturali, anche se questo avviene in un tempo piuttosto lungo.
Compostabili sono i materiali che possono trasformarsi in compost (ovvero la materia organica utilizzabile per la concimazione in agricoltura) se posti in un impianto di compostaggio e che si disintegrano totalmente in un lasso di tempo relativamente breve (entro circa 12 settimane).
Molti sono i prodotti biodegradabili, ma ognuno ha il suo tempo di biodegradazione (ad esempio paglia e legno impiegheranno più tempo di amido e cellulosa) per cui mentre è vero che ciò che è compostabile è sicuramente biodegradabile, non è necessariamente vero il contrario.
Alcuni degli assorbenti biologici in commercio dopo 6 mesi di compostaggio in terra risultano decomposti all’80% (questo per via della percentuale di colla che serve a farli attaccare), mentre i tamponi (che non presentano colla) lo sono al 100%.
Come riconoscere i tamponi e gli assorbenti compostabili ?
I tamponi e gli assorbenti compostabili e biodegradabili, per essere definiti tali secondo le norme UNI EN 13432:2002 e UNI EN 14995:2007, devono superare una serie di requisiti e di prove, tra cui un test di disintegrazione in fase di compostaggio che può essere condotto sia in laboratorio che su vasta scala in un impianto di compostaggio.
In Italia i prodotti sono ritenuti idonei al compostaggio se non influiscono negativamente né sul processo di compostaggio né sulla qualità del compost finale.
Proprio a marzo 2020 è stata pubblicata la Prassi di Riferimento UNI/PdR 79:2020 “Metodo di prova per la verifica della disintegrazione dei manufatti in impianti di compostaggio industriali” , frutto della collaborazione tra UNI e CIC (Consorzio Italiano Compostatori), che definisce le modalità di conduzione di questo test su vasta scala, fornendo un metodo di prova per verificare la disintegrazione, in impianti industriali di compostaggio.
Ecco quindi che per essere sicuri di avere di fronte assorbenti compostabili una strada è quella di cercare il marchio della certificazione “Compostabile CIC” , creato nel 2016 dal CIC in collaborazione con Certiquality (uno dei principali enti di certificazione a livello europeo).
O in alternativa prodotti che riportino il logo degli altri enti di certificazione riconosciuti: AIB Vincotte e Dincertco.
Gli assorbenti compostabili acquistabili in Italia
Gli assorbenti compostabili e biodegradabili sono un’ottima scelta dal punto di vista ecologico ma ahimè non sono ancora così facili da reperire: si possono acquistare prevalentemente online, negli e-commerce specializzati e in alcune farmacie o nei negozi di prodotti biologici.
Ancora rara la loro presenza nelle catene dei supermercati.
Andiamo a conoscere i marchi uno per uno ed a scoprire dove possiamo acquistarli.
Gli assorbenti compostabili Ecoluna (Made in Italy)
Prodotti dall’italiana Sanicot per Intimaluna, gli assorbenti Ecoluna sono i primi assorbenti esterni in Italia ad essere interamente compostabili e biodegradabili nei tempi e nei modi stabiliti certificati da CIC-Consorzio Italiano Compostatori.
“I nostri assorbenti spariscono in 80 giorni, si possono usare per il compost e gettare nell’umido”, garantiscono da Intimaluna.
Si rivolgono alle giovani ragazze e sono consigliati dalle ostetriche (SEAO).
Gli assorbenti compostabili Fiordiluna (Made in Italy)
I nuovi assorbenti Fiordiluna di Baule Volante sono prodotti in puro cotone biologico certificato (ICEA-GOTS), sbiancati senza l’utilizzo di cloro e sono diventati compostabili secondo il disciplinare CIC del Consorzio Italiano Compostatori.
La linea è composta da assorbenti esterni anatomici con ali, salvaslip e assorbenti interni con applicatore in cartone riciclabile; anche la bustina che avvolge il singolo assorbente ed il sacchetto posto all’interno dell’astuccio sono compostabili e quindi possono essere gettati nei contenitori per i rifiuti organici.
Gli assorbenti compostabili Organyc (Made in Italy)
Prodotti dall’italiana Corman, gli assorbenti Organyc sono realizzati in cotone biologico al 100% certificato secondo gli standard GOTS da ICEA Italia e Soil Association.
Sono rinnovabili e sostenibili, senza pesticidi o altre sostanze chimiche in quanto realizzati con cotone bio e Mater-bi™, materie prime ecologiche, biodegradabili e compostabili.
Anche le loro confezioni, degli astucci di cartoncino riciclato o FSC, sono rispettose dell’ambiente. Ed i tamponi sono dotati di un applicatore compatto di origine vegetale, derivato da risorse rinnovabili.
Sono acquistabili anche su Amazon, in pacchi multipli da 4 confezioni l’uno.
Gli assorbenti compostabili Vivicot Bio (Made in Italy)
Prodotti dall’italiana Sanicot, gli assorbenti Vivicot Bio sono tra gli unici ad essere distribuiti anche in alcune catene di supermercati ma soprattutto sono stati primi assorbenti esterni in Italia ad essere compostabili certificati da CIC-Consorzio Italiano Compostatori.
Sono realizzati in tessuto non tessuto di puro cotone, realizzato senza leganti chimici né resine sintetiche; in particolare contengono fiocco di cotone bio privo di OGM, non sbiancato o decolorato né trattato con prodotti chimici o agenti inquinanti nelle successive fasi di lavorazione.
Anche la bustina ed il sacchetto in cui sono contenuti sono rispettosi dell’ambiente in quanto sono di mater-bi e quindi a loro volta compostabili.
Io li utilizzo e li compro su Macrolibrarsi ma sono disponibili anche su Sorgente Natura.
Gli assorbenti compostabili Masmi
Prodotti in Spagna, gli assorbenti Masmi sono realizzati in cotone biologico certificato ICEA, senza residui di erbicidi e pesticidi, non sbiancato chimicamente e privo di profumi.
In alcuni siti si dice che siano compostabili ma io onestamente non ho trovato informazioni o certificazioni al riguardo quindi per quanto mi riguarda permane il dubbio.
Se desiderate comunque provarli sono acquistabili su Macrolibrarsi.
Gli assorbenti compostabili Natracare (Made in UK)
Prodotti in Inghilterra, gli assorbenti Natracare sono realizzati con cotone biologico certificato ICEA, polpa di cellulosa ecologica, amido vegetale e colle atossiche; non sono sbiancati al cloro e sono privi di profumi e OGM.
La loro produzione avviene utilizzando fibre di cotone biologico lunghe e questo assicura il fatto che, anche se sottoposti a sfregamento, i suoi prodotti non rilasciano fibre; questa scelta garantisce assorbenti e tamponi davvero plastic free (molti produttori per ovviare al rilascio di fibre dei propri prodotti, ne rivestono la superficie con un impalpabile strato di materiale plastico!).
Natracare dichiara i propri prodotti come compostabili nella compostiera domestica (qui fornisce le corrette indicazioni per farlo) in un tempo che varia tra i 18 ed i 24 mesi.
I loro prodotti sono acquistabili online su Sorgente Natura.
Gli assorbenti compostabili NatraTouch (Made in USA)
NatraTouch è un marchio di assorbenti compostabili che nasce in California, dall’idea di un gruppo di mamme.
La sua gamma prodotti comprende sia assorbenti realizzati in cotone biologico certificato USDA e GOTS (colore bianco) che assorbenti in carbone di bamboo (colore nero) tutti con le seguenti caratteristiche:
Formaldehyde-Free Fluorescent-Free Fragrance-Free Synthetic-Free | Chemical-Free Chlorine-Free Latex-Free Odor-Free |
La loro compostabilità è garantita dall’ente di certificazione Dincertco e sono reperibili in pacchi da 3 su Amazon.
Ma dove devo smaltire i miei assorbenti compostabili dopo l’uso?
Sulla raccolta e smaltimento degli assorbenti compostabili esistono ancora molti dubbi al punto che anche Sanicot, nonostante i propri prodotti siano certificati come compostabili, afferma che bisogna verificare con il Comune d’appartenenza se debbano essere gettati nell’umido o nell’indifferenziato.
Qual’è il motivo di questa empasse? Gli assorbenti compostabili si scontrano con le caratteristiche degli impianti di compostaggio locali: in alcune regioni (come il Trentino) i rifiuti organici possono stanziare nelle vasche solo un mese, peccato che gli assorbenti compostabili per decomporsi richiedano molto più tempo (dai 3 ai 6 mesi).
In questi casi nè gli assorbenti compostabili nè la loro bustina in bioplastica mater-bi possono essere smaltiti nell’umido, colpevoli entrambi di richiedere un’eccessivo tempo di permanenza nell’impianto; la loro fine? Nell’indifferenziato. 🙁
Il Consorzio Italiano Compostatori inoltre spiega che si possono conferire gli assorbenti biodegradabili come rifiuti compostabili solo dopo averli sanificati, cioè ripuliti da sangue, e raccolti separatamente per esempio in un sacchetto in bioplastica compostabile.
A causa delle complicazioni della loro raccolta – precisano dal Consorzio – le indagini svolte su questi articoli hanno registrato un basso gradimento da parte degli impianti associati, che quindi generalmente non li ritirano.
Questo il presente ma il futuro spero assomiglierà sempre più a quanto prospettato da Fater Smart, il primo impianto del mondo che ricicla pannolini e assorbenti e che, da una tonnellata di pannolini, al netto degli scarti, ottiene fino a 150 chilogrammi di cellulosa, 75 kg di plastica e altrettanti di polimero super assorbente.
Ora la palla passa a voi, raccontatemi un po’, siete utilizzatrici di assorbenti tradizionali o di assorbenti compostabili ?
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Fonti
- Immagine assorbenti di copertina – sito Natracare
- Il Fatto Quotidiano – Tampon Tax
- Test sulle sostanze contenute negli assorbenti – 60 Million Consumers
Jessica dice
Ciao Daniela,
Articolo utilissimo! Mi stavo già perdendo nella giungla di informazioni disponibili online.
Io voglio passare agli assorbenti compostabili/ecologici ma il fatto che spesso non è possibile gettarli nei rifiuti organici mi ha davvero scoraggiata. Vale comunque la pena acquistarli anche se vanno a finire nei rifiuti indifferenziati? Da un punto di vista di salute sono senza dubbio preferibili, ma io avevo soprattutto a cuore il fatto di diminuire l’impatto ambientale. La tua opinione mi interesserebbe davvero. Grazie!
Jessica
Giulia dice
Qualche tempo fa ho provato a contattare l’ente di smaltimento rifiuti del mio comune. Alla domanda “smaltite gli assorbenti compostabili?” nessuno mi ha saputo rispondere. L’informazione non si trovava né sul sito, né sull’app, e neppure gli operatori al centralino ne sapevano nulla. Ho comunque mandato una mail all’ente in questione, inutile dire che non ho mai ricevuto risposta.
Mi chiedo come poter esprimere questo disagio, e come far nota l’assenza di un servizio così essenziale come lo smaltimento, quanto più sostenibile, di rifiuti igienici.